Da un'analisi condotta dalla Fondazione INT di Milano, si stima che ogni anno i nuovi casi di tumore (uomini e donne nella fascia 20-64 anni) sono 9.800 nel Lazio, di cui 9.300 occupati e 17.000 in Lombardia, di cui 16.400 occupati. Sono state anche stimate le persone occupate a due anni dalla diagnosi e sono nel Lazio 17.300 e in Lombardia 28.200. L'indagine del 2012 Censis-FAVO-AIMaC sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, alla quale hanno partecipato 1.055 malati di tumore e 733 caregiver, ha evidenziato che quasi il 41% dei pazienti intervistati aveva, al momento della diagnosi di tumore, un lavoro (a tempo indeterminato, determinato, autonomo, con forme flessibili); il 78% dei pazienti ha poi subìto cambiamenti sul lavoro a causa della malattia. Nell’esercizio dell’attività lavorativa il 37% circa ha dovuto fare assenze, il 30,9% suo malgrado ha ridotto il rendimento, il 10,7% ha messo da parte propositi di carriera, mentre solo l’8% è ricorso al part-time previsto dalla legge. E’ possibile stimare che in Italia quasi 85.000 sono le persone che sono state licenziate, costrette alle dimissioni, oppure a cessare la propria attività o che comunque hanno perso il lavoro negli ultimi cinque anni a seguito delle conseguenze della diagnosi di tumore. Complessivamente, sono invece oltre 274.000 i pazienti oncologici che hanno perso il lavoro (licenziati, dimissionati, costretti a cessare l’attività o costretti a lasciare il lavoro) a seguito dell’insorgenza della malattia, tra le persone che hanno avuto una diagnosi di tumore nella loro vita. Riguardo al rapporto con il lavoro del caregiver, è il 47,7% dei caregiver a svolgere un’attività lavorativa, e di questi la gran parte ha ancora in essere il rapporto di lavoro che aveva al momento della diagnosi di tumore per il paziente oncologico di cui si sta occupando; oltre il 72% ha subito qualche cambiamento nel proprio lavoro, il 53,3% ha dovuto fare assenze, oltre il 21% dichiara che il proprio rendimento si è ridotto. Si stimano in circa 60 mila i caregiver che hanno dovuto interrompere la propria attività lavorativa (dipendente o di attività autonoma) a seguito del caregiving che devono svolgere. Per far fronte ai costi sociali e agli impatti che la patologia del paziente ha avuto sui vari ambiti della propria vita, quasi il 59% dei caregiver ricorre a permessi lavorativi retribuiti (ex articolo 3, comma 3, Legge 104/1992), quasi il 26% fa ricorso a congedi lavorativi e solo il 7% ha fatto ricorso alle forme di tempo parziale, verticale e orizzontale, con riduzione proporzionale dello stipendio. L'aumento di opzioni terapeutiche che sempre di più fanno del cancro una malattia cronica delinea un trend socioeconomico piuttosto chiaro. Infatti, nel prossimo futuro le aziende sempre più dovranno fronteggiare un numero crescente di dipendenti direttamente o indirettamente interessati dalla patologia oncologica. Quale sia l'effetto a medio e lungo termine in capacità produttive, relazionali e gestionali del cancro e della survivorship è al momento poco noto, soprattutto in relazione al contesto italiano. Tuttavia, è chiaro che l'azienda deve saper sviluppare strumenti, metodi e un know-how specifico per la gestione di queste tematiche. Se è vero che il paziente e più in generale il cittadino ha bisogno di conoscere i propri diritti, allo stesso modo l'azienda deve conoscere come gestire il paziente di cancro in tutte le sue fasi (diagnosi, trattamento, remissione, survivorship), al fine di garantire un corretto e funzionale reinserimento lavorativo, garantendo il mantenimento di un buon livello di motivazione, di un clima organizzativo positivo, evitando in questo modo di cadere nella trappola del maladattamento, dello stress lavoro-correlato e del contenzioso che riducono significativamente la performance lavorativa del singolo e, di conseguenza, il livello di produttività dell'azienda. Questa necessità è tanto maggiore se consideriamo i bisogni e le problematiche di coloro che svolgono il difficile ruolo di informal caregiver. Persone senza preparazione specifiche, ma che per vicinanza, parentela o opportunità si trovano a dover supportare un malato di cancro. L'azienda deve sviluppare una capacità specifica nel gestire queste situazioni, non solo per facilitare l'accesso ai diritti previsti dalle leggi, ma anche per agevolare l'integrazione tra le esigenze di chi è coinvolto dalla malattia con quelle dell'ambiente lavorativo. Ciò è vero sia sul piano produttivo, che su quello relazionale. Infatti, non sempre i carichi e le responsabilità dei caregiver sono vissuti da colleghi e superiori come veri impegni, quanto piuttosto come incomprensibili privilegi. L'azienda non solo deve proteggere l'integrità del funzionamento organizzativo, ma anche saper conservare e valorizzare i talenti che esprime, anche quando questi talenti attraversano fasi di vita poco adatti all'attività lavorativa, come dimostrato anche dalla predetta indagine FAVO AIMaC Censis. L'azienda in grado di sviluppare un progetto attivo pro-job sarà anche in grado di valorizzare il capitale umano che ha saputo coltivare e sviluppare, permettendo: 1) ai dipendenti malati di cancro di recuperare parte del proprio benessere attraverso il reinserimento lavorativo e ritrovare velocemente motivazione, impegno e capacità lavorativa. 2) ai lavoratori famigliari di un malato di poter continuare il proprio lavoro, senza rinunciare all'assistenza del congiunto, avvalendosi del part time. Tutto ciò a beneficio sia del lavoratore, sia dell'azienda. II progetto mira a sviluppare strumenti volti a promuovere l’inclusione dei lavoratori malati di cancro nel mondo produttivo, sensibilizzare il management a creare per il malato condizioni ottimali nell’ambiente di lavoro; agevolare i lavoratori che hanno parenti malati a conservare il lavoro grazie alle tutele normative vigenti; disincentivare il ricorso inadeguato di procedure per fronteggiare difficoltà sul lavoro conseguenti al cancro. Obiettivo finale del progetto è rendere l'azienda consapevole dei bisogni emergenti dell'organizzazione e dell'individuo e di sapervi rispondere in modo adeguato, tempestivo e in autonomia. Risultati attesi: riduzione assenze dal lavoro del malato e del familiare che lo assiste; ottimizzazione risorse umane e diminuzione incomprensioni/contenziosi dipendenti-imprenditori; empowerment del lavoratore malato, sviluppo della responsabilità sociale impresa, miglioramento qualità di vita del paziente e/o familiare.
L’impatto sociale del progetto si articola in due aspetti: 1) diminuzione % delle assenze dal lavoro ingiustificate, diminuzione % del prepensionamento per salute, diminuzione % del contenzioso su temi di salute, aumento % del corretto utilizzo di strumenti flessibilità. La valutazione verrà espressa in base alla variazione degli indici rispetto all'assessment di baseline; 2) valorizzazione dei diritti del malato di cancro, rispetto delle diversità, aumento della coesione sociale, riduzione dei conflitti dipendenti – imprenditori su temi correlati, aumento produttività, sensibilizzazione degli stakeholder, conciliazione dei tempi di cura e di lavoro. Il progetto permetterà la realizzazione di materiali informativi e divulgativi sui diritti del lavoratore malato di cancro. I Pro-job management team renderanno l'azienda in grado di gestire l'evoluzione di un fenomeno sociale che sempre più caratterizzerà la vita produttiva delle aziende. Realizzare strumenti, procedure e know-how permetterà ai partners coinvolti di acquisire competenze scarsamente presenti nel bagaglio gestionale delle aziende italiane. Il progetto mira a costituire un'autonomia gestionale che permetterà il mantenimento delle attività e dei relativi vantaggi da parte delle aziende coinvolte. Tale continuità temporale garantirà un impatto positivo sia sull'azienda, sia sulla società nel suo complesso. Il presente progetto è indirizzato ad affrontare bisogni emergenti dell'azienda e dei lavoratori; la patologia oncologica e le sue conseguenze è prevedibile abbiano un impatto socioeconomico in drammatica crescita, anche se esso è ancora scarsamente oggetto di ricerca scientifica e di interventi mirati. La partnership fra AIMaC, Università di Milano e Fondazione INT permetterà di colmare questo gap. Il miglioramento delle condizioni lavorative del malato di cancro permetterà l'ottimizzazione dei processi organizzativi già esistenti, con beneficio per tutti gli stakeholder. Il progetto è finalizzato alla messa a punto di un modello d’intervento replicabile in ogni contesto aziendale. La forte valenza etica e la portata innovativa del progetto fanno sì che possa costituire un vero e proprio punto di riferimento per ogni organizzazione imprenditoriale, anche con riferimento ad altre patologie. La standardizzazione dei modelli informativi, formativi e di misurazione degli indici permetterà una facile replicabilità in contesti eterogenei.
La durata del progetto è di 24 mesi. Il costo complessivo (inclusa la fase di avvio) è di euro 64.000,00 €. Il costo a regime è di euro 32.000,00 €. Dai dati AIRTUM-INT si stima che in un’azienda di 1000 dipendenti se ne ammalino per tumore ogni anno circa 2 e che circa 200 dipendenti siano coinvolti come familiari nell’assistenza a un malato oncologico. È stato calcolato (Working With Cancer - BT - 2009) che con un’adeguata informazione si possano eliminare le assenze per malattia del 20% tra i malati e del 40% tra familiari di un malato, oltre che una riduzione drastica del ricorso al prepensionamento anticipato, dal 25 al 5% in 5 anni. Oltre ai costi di base (non ci sono costi di avviamento) sono previste 50h all’anno per 2 dipendenti HR per garantire la sostenibilità del progetto, avvalendosi anche dei servizi offerti dal volontariato.
La patologia oncologica cronica è ormai così diffusa nella società che è lecito asserire che ogni realtà aziendale, indipendentemente dal settore, debba essere in grado di affrontarla in modo propositivo, intervenendo e mettendo in pratica azioni preventive e di monitoraggio continuo. A fronte di un indubbio vantaggio, l'azienda partner del progetto dovrà rendersi disponibile a una collaborazione attiva, tale da permettere a ricercatori e volontari di comprendere il contesto organizzativo, interagire con il personale, utilizzare la rete intranet, raccogliere i dati necessari, oltre che trovare nel management un'opportuna apertura al fine di facilitare i processi di cambiamento e di formazione che il progetto prevede. Il presente progetto si applica in via privilegiata ad aziende di media/grande dimensione, anche consorziate, ove il vantaggio risulta subito evidente, sia sul piano produttivo che su quello della ricerca (per la numerosità del campione dei lavoratori malati di cancro).
Prima e unica in Italia, AIMaC, con un sistema multimediale, assicura ai malati oncologici una terapia informativa per meglio affrontare la patologia: dalla diagnosi fino all’espletamento delle cure. Inoltre, attraverso molteplici attività s’impegna nell’assistenza ai malati per il loro ascolto e per l'affermazione di maggiori diritti e tutele lavoristiche, facendosi portavoce di specifiche esigenze e nuove domande e offrendo loro il necessario supporto assistenziale, sociale, giuridico.
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