Nelle carceri sovraffollate dell’Emilia-Romagna confluiscono ogni settimana migliaia di familiari carichi di pacchi di cibo, vestiario e con forti sofferenze al seguito. Spesso arrivano in treno e devono attendere molto tempo prima di incontrare i loro cari. I poliziotti addetti ai colloqui hanno veramente poco tempo da dedicare ai problemi di queste persone. Il volontariato, forte della convinzione che il carcere è un servizio pubblico, si è posto il problema di rendere l’accesso all’istituto meno traumatico per i familiari che arrivano ogni settimana a incontrare i loro cari. E’ nata l’idea di uno sportello di servizio e accoglienza che possa fare da mediatore tra l’istituzione e le persone in visita e offrire informazioni utili sulla città sede dell’Istituto (ricettività, orari dei mezzi di trasporto pubblico, taxi) e sulle regole dello stesso per impedire che le persone debbano fare ritorno alle proprie case portando indietro cibi e indumenti non autorizzati.
L’efficacia del progetto consiste nei seguenti elementi: 1) offerta di un servizio unico in Italia di sostegno, accoglienza e informazione ai familiari dei detenuti; 2) agevolazione dell’ingresso in carcere dei familiari; 3) diminuzione dell’impegno del personale che subisce già il carico di lavoro legato al sovraffollamento degli istituti; 4) esempio a livello nazionale come intervento di prevenzione sociale e di educazione alla legalità; 5) agevolazione dello spostamento da casa al carcere per i familiari di 1.800 detenuti circa (numero determinato considerando che l’80% delle persone detenute ha la possibilità di beneficiare di colloqui con familiari o terze persone). Il progetto poggia su alcuni punti di forza che lo rendono facilmente replicabile: bassi costi riferiti quasi esclusivamente al primo anno di avvio, presenza di una forte rete di volontariato penitenziario a livello nazionale, competenza dello stesso volontariato nel relazionarsi con le Istituzioni (carcere e territorio), collaborazione già collaudata tra i CSV, diffusa presenza nei Comuni sedi di carcere dei Garanti dei Diritti delle persone private della libertà che hanno il compito istituzionale di favorire il rapporto tra il dentro e il fuori, infine possibilità di inserire nello sportello studenti tirocinanti e ragazzi in Servizio Civile Volontario. Il carcere storicamente non si è mai posto il problema per due motivi: carenza strutturale di risorse economiche e di personale, priorità accordata alla sicurezza su tutto il resto. Il progetto vuole ricollocarsi all’interno dell’art.27 della Costituzione che privilegia l’idea di rieducazione ed è coerente con quanto previsto dall’articolo 6 del DPR del 30 giugno 2000, n. 230, finalizzato a stimolare la promozione di azioni volte al sostegno delle famiglie coinvolte in situazioni di detenzione, anche con un occhio di riguardo ai minori coinvolti. Il progetto risponde a un’idea di qualità dei servizi pubblici che si sta diffondendo anche nel nostro paese e, in ambito penitenziario, potrebbe rappresentare una vera e propria rivoluzione culturale. In linea, però, con le istanze che hanno promosso l’organizzazione del carcere-modello di Bollate e con le best practices europee. La già collaudata rete dei giornali delle carceri potrà diffondere e promuovere l’esperienza.
Il costo complessivo del progetto (la cui durata è prevista per 2 anni circa) è di 118.750,00 €. Nello specifico, per il primo anno i costi sono di euro 83.550,00 €; nel secondo anno di 35.200,00 €. Il costo medio per beneficiario è di 33,00 €.
L’organizzazione di volontariato individua i seguenti benefici per le aziende profit: 1) possibilità di contribuire a un progetto unico nel suo genere in Italia e nella Regione Emilia Romagna 2) mettere a disposizione l’expertise specifico e supportare nel contempo i propri obiettivi di socialità; 3) aumentare le relazioni positive con le istituzioni del territorio migliorando la partnership con le ONP, contribuendo alla coesione sociale; 4) costruire solide relazioni all’interno della comunità, con organizzazioni e aziende che possono fornire expertise tecnico, estendere la portata del progetto coinvolgendo membri e donatori, e offrire un sostegno credibile allo sforzo e all’impegno del volontariato; 5) rafforzare e sfruttare il coinvolgimento e gli investimenti in atto nel sociale. Sfruttare le iniziative e gli investimenti sociali già in corso, aggiungendone altri che collegano l’azienda a una buona causa, accrescendone così la possibilità di incidere sul problema sociale e di innalzare il ritorno sugli investimenti in essere. Inoltre, il beneficio principale che il volontariato può trarre dalla collaborazione con le aziende è dato dall’acquisizione di una maggiore capacità organizzativa grazie alle abilità manageriali messe a disposizione dalle imprese. Tali competenze ci permetteranno di raggiungere ottime performances nella gestione e implementazione del servizio e nel rapporto fra costi\risultati.
SVEP è un'associazione di organizzazioni di volontariato del territorio piacentino costituita nel 1996 per gestire il Centro di Servizio per il Volontariato di Piacenza e concorrere così alla crescita della dimensione politica, organizzativa e della capacità di erogare servizi da parte del volontariato locale. Coerentemente con quanto previsto dalla normativa in materia un Centro di Servizio ha la finalità di sostenere e qualificare l’attività del volontariato tramite l’erogazione di servizi. Oltre a proporsi di accrescere le competenze delle associazioni già esistenti, S.V.E.P. mira a: 1) favorire l’incontro fra associazioni e fra associazioni e volontari; 2) formare i nuovi volontari; 3) sostenere la crescita di reti partecipative tra OdV e altri soggetti; 4) promuovere il volontariato presso la cittadinanza.
www.svep.piacenza.it